365 Women A Year – Las puertas del drama

La rivista digitale Las Puertas del Drama dedica un numero speciale del 2016 alla drammaturgia femminile spagnola. Fra le Mujeres que cuentan troviamo anche la nostra autrice Beatriz Cabur che racconta ai lettori del progetto 365 Women A Year e annuncia l’edizione italiana delle opere per i tipi dei Dragomanni teatro.

bea-365-antigona¿Qué le espera ahora al proyecto “365 Women a Year” en su edición España? Tres cosas, la primera el vídeo de las lecturas que podrá verse en el Centro de Documentación teatral; la segunda, la traducción de las ocho obras a italiano. Marta Graziani, ha reunido a un grupo de traductoras que están trabajando en los textos españoles para su publicación en la editorial Dragomanni y por último, su publicación en España con la editorial Antígona para la feria del libro este verano de 2016.

Potete leggere l’articolo completo qui.

Le donne esemplari

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Nefertiti, regina d’Egitto e consorte di Amenofi IV/Akhenaton. Al suo fianco, Nefertiti regnò su quello che, senza dubbio, fu il periodo di massimo splendore nella  storia dell’Antico Egitto. Contribuì alla rivoluzione politica, religiosa, economica e culturale sostituendo il tradizionale politeismo egizio con il culto al dio Aton, di stampo monoteista. Leggendaria fu la sua bellezza. Si pensa che, dopo la morte di Akhenaton e prima dell’ascesa di Tutankhamon, Nefertiti abbia governato da sola con il nome di Smenkhara.

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Saffo (fine sec. 7° – prima metà sec. 6° a. C.), poetessa greca di Lesbo. La sua vita trascorse, dedicata esclusivamente alla poesia, in un tiaso dove, attorno a Saffo, si raccoglievano le fanciulle di Lesbo e straniere che esercitavano la poesia, la musica e la danza. Per queste fanciulle Saffo esprime nelle sue poesie sentimenti d’amore e se ne deduce che avesse relazioni con molte di loro. Ciò l’ha convertita nel simbolo dell’amore fra donne.

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María Blanchard (1881 – 1932), pittrice spagnola. La gran dama del Cubismo ebbe una vita tormentata e difficile anche a causa di una grave infermità fisica. Dopo aver studiato a Madrid soggiornò a Parigi (1906), dove si stabilì definitivamente nel 1916. Qui riuscì a dimenticare gli spagnoli superstiziosi che, a Salamanca e a Madrid, si facevano beffa della sua gobba e del suo aspetto. Tornò nel suo Paese allo scoppio del conflitto mondiale e qui partecipò all’esposizione dei Pintores Integros, organizzata da Ramón Gómez de la Serna. Subito dopo, si trasferì nuovamente a Parigi, dove venne accolta e acclamata dagli artisti che affollavano i cafè di Montparnasse. Il pittore messicano Diego de Rivera, suo grande amico e compagno di viaggi, disse di lei: «Il suo passaggio nel Cubismo ha prodotto le migliori opere d’arte di questa corrente, all’altezza di quelle del nostro maestro Picasso».

maruja mallo

Maruja Mallo (Viveiro, 1902 – Madrid, 1995), pittrice spagnola contemporanea. È considerata “la trasgressiva del ‘27”. Artista dalla geniale capacità inventiva e creativa, fu al tempo stesso una personalità straordinaria e singolare. Pioniera della pittura, fu anche un’anticipatrice del femminismo, nella sua costante volontà di rottura con i pregiudizi estetici ed etici del suo tempo.

 

jineth bedoyaJineth Bedoya (Colombia, 1974), giornalista. Nel 2000 è stata sequestrata, torturata, violentata e abbandonata, nuda, in una fosso perché la credevano morta. Bedoya, esempio di donna progressista, ha sofferto tutta questa violenza mentre seguiva il conflitto armato che affliggeva il suo Paese da decenni. Per questo lavoro le è stato riconosciuto il Premio Mondiale al Coraggio Giornalistico. Inoltre, è la portavoce della campagna “No es hora de callar”, grazie a cui ha aiutato molte donne vittime, come lei, di ogni tipo di violenza. Bedoya afferma: «Noi donne non possiamo restare in silenzio contro la violenza. Il mio corpo è segnato, ma questo mi nobilita; dietro di me ci sono molte donne che non hanno volto, ma per cui sto parlando in questo momento».

CarlotaONeill copiar

Carlota O’Neill (Madrid 1905 – Caracas 2000), scrittrice e giornalista spagnola. Moglie del capitano Virgilio Leret, giustiziato dopo essersi opposto all’insurrezione del 1936 a Melilla, da cui ebbe origine la Guerra Civile. Trascorse cinque anni in prigione e in seguito andò in esilio. Toccò tutti i generi letterari: poesia, biografia, romanzo, racconto, teatro e lavorò come giornalista in quotidiani, radio e televisione. Una mujer en la guerra de España è il libro con cui ha fatto conoscere al mondo le orribili condizioni e le vessazioni  subite dalle donne spagnole imprigionate durante la guerra.

amma

Amma (Kerala, 1953). Sri Mata Amritanandamayi Devi è conosciuta in tutto il mondo con il nome di Amma, o Madre, per il suo amore e la compassione disinteressata verso tutti gli esseri. Ha dedicato tutta la sua vita ad alleviare il dolore dei poveri e di tutti coloro che soffrono. Amma ispira, eleva e trasforma con il suo abbraccio fisico, la sua saggezza spirituale e attraverso la sua ONG: Embracing the World. Nella sua vita, Amma ha abbracciato e consolato oltre 32 milioni di persone.

maria stuarda

Maria Stuarda (Scozia, 1542-1587). Incoronata Regina di Scozia a soli sei anni, Maria Stuarda è uno dei personaggi più enigmatici e affascinanti del suo tempo. Alcuni la considerano una traditrice e complice dell’assassinio del suo secondo sposo, Lord Darnley. Altri, la reputano un’eroina coraggiosa e diviene una martire della Chiesa Cattolica, in seguito alla sua condanna a morte per decapitazione, pronunciata dalla regina Elisabetta I d’Inghilterra.

Le autrici di 365 WAY Spagna

Inmaculada AlvearInmaculada Alvear. Nasce a Madrid. Studia Geografia e Storia presso l’Universidad Complutense de Madrid. Tesi di dottorato: El teatro griego y su público. Dal 1989 al 1995 lavora nell’ Asociación de Directores de Escena (ADE). Nel 1995 si trasferisce a Buenos Aires (Argentina), dove intraprende lo studio della scrittura teatrale. Nel 2000 torna a Madrid. Collabora con José Manuel Garrido come vice direttore della Muestra de Teatro de las Autonomías. Nel 2002, entra a far parte del collettivo teatrale El Astillero. È seconda classificata al Premio María Teresa León per Mi vida gira alrededor de quinientos metros. Ottiene il Premio Nacional de Teatro Calderón de la Barca del Ministerio de Cultura de España per El sonido de tu boca. Nel 2010 ottiene il I Accésit al Premio de Teatro Minimalista Albolote (Granada) per  Descabezada. Le sue opere sono state rappresentate in Spagna, Italia, Argentina, Costa Rica e Francia. I suoi testi sono stati tradotti in diverse lingue. Dal 2007 al 2009 lavora come Jefa del Departamento de Coordinación del INAEM (Ministerio de Cultura de España).

Beatriz Cabur

Beatriz Cabur è una Drammaturga e Regista teatrale spagnola che lavora a livello internazionale e risiede a Londra. Ha scritto e/o diretto più di 35 opere di teatro prodotte in Spagna, Stati Uniti, Austria, Italia, Messico e Inghilterra. È cofondatrice e direttrice esecutiva di New International Theatre Experience, NITEcorp (USA) e NITEcic (UK); cofondatrice di The Theatre Times; direttrice del Comité de Lenguas Hispánicas di Eurodram; direttrice europea di 365 Women A Year; membro di The League of Professional Theatre Women e fondatrice della relativa divisione spagnola; membro di Women in the Arts and Media Coalition e dell’organizzazione internazionale di drammaturghi e creatori scenici in attività The Fence. http://www.beatrizcabur.com

diana cristobal

Diana Cristóbal Herrero è laureata in Dirección y Dramaturgia presso la RESAD di Madrid. Fra le sue opere principali: Situaciones ridículas en un mundo ridículo, presentata al Festival de “La alternativa” nella Sala Triángulo (2004), e La Casa púrpura (opera breve), pubblicata da Ediciones Fundamentos (2009/2010). È stata finalista nella sezione microracconto dei premi INJUVE (2010). Ha lavorato come aiuto regista nella Cía Ballet Madrid per l’opera La puta crisis di María Graciani, e come assistente di produzione per El Cascanueces (prima rappresentazione al  Teatro Apolo, 2011). Ha lavorato nella Cía Producciones Off Madrid come aiuto regista nell’opera Antílopes di Henning Mankell, diretta da Luis Maluenda (2012). Ha ricevuto il premio José Martín Recuerda per la sua opera Princesas de hueso. La rivista Acotaciones ha da poco pubblicato il suo testo per l’infanzia En el mundo del revés, scritto a quattro mani. Al II Certamen de Barroco Infantil de Almagro ha presentato Segismundo, el príncipe prisionero, adattamento per l’infanzia di La vida es sueño di Calderón de la Barca. L’opera è stata candidata ai premi MAX del 2014.

denise despeyroux

Denise Despeyroux. Autrice e Direttrice di scena con una laurea in Filosofia. Ha rappresentato più di dieci opere nelle sale di Madrid, Barcellona, Buenos Aires e  Montevideo, fra cui: Cuarta Pared, Teatro Fernán Gómez, Sala Beckett, Teatro San Martín, Teatro Solís e il Teatro María Guerrero (Centro Dramático Nacional).

Ha ottenuto diversi premi e riconoscimenti, come il Premio Federico García Lorca 2005 per il suo primo testo, Terapia, e il Premio al Mejor Espectáculo nella 15ª Mostra de Teatre de Barcelona 2010 per La muerte es lo de menos. La sua opera La Realidad è stata finalista al Premio Max Revelación 2013 e ha ottenuto due candidature ai Premios Max 2014: miglior autore/autrice e miglior attrice (Fernanda Orazi).

Nel 2015 è stata nuovamente nominata come miglior autrice per Carne viva, scelta come miglior opera del circuito off 2014 dal quotidiano El mundo. Grazie a un’eccellente accoglienza da parte del pubblico e della critica di settore, lo spettacolo, presentato per la prima volta a maggio del 2014, è in cartellone da due anni.

Fra le sue ultime opere rappresentate: El más querido (Una catástrofe navideña), in scena nei Teatros Luchana, Ternura negra nella Sala Mirador e Los dramáticos orígenes de las galaxias espirales nel Centro Dramático Nacional. La sua opera Ternura negra è stata pubblicata nel 2016, in Spagna, da Ediciones Antígona e tradotta in inglese per la presentazione al The Gate Theatre di Londra (giugno 2016) come lettura drammatizzata.

Yolanda Dorado

Yolanda Dorado. Laureata in Drammaturgia presso la Real Escuela Superior de Arte Dramático (RESAD). Classe 1992-96. Ha scritto, pubblicato e rappresentato 16 testi teatrali. Fra le sue opere principali: El secreto de las mujeres, premio “Arte Joven de la Comunidad de Madrid 1998”, La pecera e Positivas, premio “Teatro Breve de Requena 2004”.

Ha realizzato diversi lavori, tutti legati al mondo della scrittura: dal  coordinamento del Departamento de Publicaciones de la RESAD alla scrittura di sceneggiature televisive per case di produzione come Videomedia, Boca a Boca y Globomedia.

Attualmente è docente presso il Máster de Escritura Teatral dell’ Universidad de Alcalá de Henares e l’Asociación de Autores de Teatro (www.aat.es).

Fa parte dell’Asociación Clásicas y Modernas, per le pari opportunità nella cultura (www.clasicasymodernas.org), e del collettivo di drammaturghi Teatro del Astillero (www.teatrodelastillero.es).

inge martin

Inge Martín è laureata in Antropologia Sociale e Culturale presso la UCM e ha una laurea cum laude in Interpretación Textual, conseguita presso la RESAD. Lo studio e la ricerca sono due chiavi distintive ed essenziali del suo lavoro come professionista. È la fondatrice della casa di produzione Mad Choice con cui realizza, nel 2014, lo spettacolo Un hombre con gafas de pasta, a cui partecipa anche come attrice. Lo spettacolo ha ottenuto il premio Mi Butaquita alla Miglior Opera 2014 ed è stato eletto Mejor Comedia 2014 dal quotidiano El Mundo. Con il suo testo La petite Blanchard entra a far parte del progetto internazionale 365 Women A Year ed è stata redattrice e collaboratrice della rivista culturale Casting e della pagina web Channel Video One. Nel 2015 la SGAE (Sociedad General de Autores y Editores) le ha assegnato una borsa di studio per approfondire la sua ricerca sulla drammaturgia all’estero. Grazie a questa, prende parte al laboratorio di scrittura di Ricardo Monti a Buenos Aires.

Margarita Reiz

Margarita Reiz è laureata in Arte Drammatica e ha un dottorato in Studi Umanistici. Comincia la sua attività dirigendo la Escuela Taller de Teatro del Comune di Moralzarzal (Madrid). In seguito lavora come caporedattrice della rivista Primer Acto e come docente della ESAD di Torrelodones e della ESAD di Valladolid, dove insegna attualmente. Ha scritto più di quindici opere teatrali e molti dei suoi lavori teorici sono stati pubblicati, tradotti e premiati. Nel 1995 fonda la Compañía KariKatos, con cui mette in scena i suoi testi Hambre ciega e Konfabulación, e allo stesso tempo realizza una versione dell’opera di Encarna de las Heras: La orilla rica, e ne cura anche la regia. Nel 2001 è cofondatrice – e attuale presidentessa – di AMAEM Marías Guerreras, con cui ha portato in scena i propri testi all’interno di lavori collettivi come Tras las tocas, Dímelo hilando o Piezas de bolsillo. Inoltre ha scritto e diretto Todo irá bien per il Festival de las Autonomías e, per il Proyecto Iguálate de la Comunidad de Madrid, El día de la culpa. Nella sala Cuarta Pared ha presentato la sua messa in scena dell’opera Juana – Delirio di Eva Hibernia e il suo testo Pinotxa, aprendiendo a vivir, con cui ha partecipato al Festival Internacional de Circo de Coria e al programma ¡Madrid Activa! per due anni consecutivi. Si è incaricata della regia di Atra bilis, opera di Laila Ripol, per la Mala Compañía e ha scritto e diretto Naturalmente malos per il Teatro de Maleta,. Di recente, la sua Julieta & Romeo 2.14, versione contemporanea per un attore e un’attrice del classico di Shakespeare, è stata pubblicata da SGAE e messa in scena dalla compagnia Tabula Rasa.

Vanesa Sotelo

Vanesa Sotelo (Cangas do Morrazo, 1981) è regista teatrale, attrice e drammaturga (in lingua gallega). Nel 2008 ha lavorato come drammaturga residente per il Centro Dramático Galego dove si è dedicata alla creazione dell’opera Estigma, insieme a Rubén Ruibal e Jacobo Paz. Nel 2009, per la stessa Istituzione, è stata artista residente con il progetto collettivo Corpo-puta-vaca-berro. Nel 2010 ha ottenuto il premio della giuria al IV Certamen “Diario Cultural” de Teatro Radiofónio con l’opera Indoor e il XIII Premio Josep Robrenyo con Memoria do incendio. Nel 2011 ha ricevuto il VI Premio Abrente de Textos Teatrales con l’opera Campo de covardes. Nel 2014 è stata selezionata nell’ambito del III Programa de Desarrollo de Dramaturgias Actuales del INAEM con il progetto Nome: Bonita. Vanesa Sotelo è vicedirettrice della Revista Galega de Teatro.

Recensione Il signor Ye ama i draghi di Paco Bezerra

El Kiosco Teatral, la rivista digitale della Asociación de Autores de Teatro pubblica una bella recensione (in italiano e in spagnolo) di Il signor Ye ama i draghi di Paco Bezerra, tradotto da Marta Graziani per i Dragomanni.

La recensione, “La divina commedia di Bezerra”, è firmata dalla regista / attrice / autrice Isabella Carloni e compare, all’interno della sezione “Leer teatro”, nello spazio dedicato alle opere spagnole tradotte in altre lingue, che si chiama “De fuera vendrá”.

N.º 7 De fuera vendrá. Traducciones y teatro extranjero

 

La divina commedia di Bezerra

Isabella Carloni
Attrice, autrice e regista

BEZERRA, Paco
Il signor Ye ama i draghi
Trad. Marta Graziani
2015 Ed. Dragomanni (Teatro).
e-book ISBN: 9786050366808.

Immaginate che a compiere un viaggio all’inferno, anziché il nostro divino poeta sia la signora Magdalena, non più giovane, pettinata come la regina Elisabetta, e rallentata nel passo non tanto dall’età, ma da una prigione trasparente di pregiudizi e diffidenza, che la muove come un insetto in un vaso.

Immaginate poi che il suo Virgilio, anziché la guida dantesca che si ferma sulle soglie del Paradiso, sia un’intraprendente diciottenne cinese, Xiaomei, che condurrà Magdalena di fronte a ciò che non osa guardare.

Immaginate infine che la selva oscura sia lo scantinato di un condominio, dove in un’inquietante oscurità galleggiano non detti, paure e pregiudizi di una società – la nostra – che si è tappata gli occhi per non vedere.

Nonostante questo sforzo d’immaginazione non sarete che all’inizio del viaggio, perché il testo del giovane drammaturgo spagnolo Paco Bezerra, tradotto da Marta Graziani per gli e-book dei Dragomanni, è un continuo spiazzamento e un crescendo di suspense.

Già a partire dal titolo, Il signor Ye ama i draghi: vi aspettereste una storia fantastica e fiabesca, vi trovate invece di fronte a un thriller quasi beckettiano, dal linguaggio asciutto e colloquiale, anche se non privo di rimandi simbolici e tanto preciso nella meccanica descrizione della vicenda da sezionare le azioni e diventare quasi inumano.

Anziché capitoli e scene incontrate una struttura verticale, dichiaratamente simile a quella del poema dantesco: Inferno, Purgatorio e Paradiso.

Ma appena il tempo di rilassarsi (si fa per dire), credendo di aver trovato dei punti fermi come riferimento, che subito ci si ritrova completamente sottosopra, come al Luna Park: in Paradiso va via la luce e il premio della salita sarà una nuova discesa.

La vicenda prende il via dalla decisione di Magdalena di scoprire chi sia l’ombra che per due volte ha incrociato nell’androne del suo palazzo: pur irretita da diffidenza e pregiudizi Magdalena scende nel sotterraneo, sospettando loschi traffici dei cinesi che vivono nel sottoscala.

Qui incontrerà il mondo di Xiaomei, una determinata diciottenne cinese, nata in Spagna e perfettamente a suo agio con la lingua del posto, e di sua madre, la simpatica signora Wang, che invece non capisce una parola di spagnolo.

Il condominio-alveare, anch’esso piramidale e dantesco, assorbe tutto lo spazio dell’azione, con rare e impotenti fughe degli abitanti verso l’esterno. Lo sguardo radiografico di Bezerra, che vi entra come una telecamera, è impietoso e leggero nello stesso tempo. Non spinge il bisturi contro la signora del decimo piano e la sua amica del quinto, la signora Amparo, ma concede loro, nell’appartamento di quest’ultima, la propria chance di Purgatorio: una sospensione di giudizio, da cui non sapranno però trarre vantaggio.

Il lontano ronzio di uno sciame di calabroni o di sonagli sarà l’annuncio di un’insostenibile rivelazione.

È un faccia a faccia col drago che l’autore ci propone: la prova di sempre per ogni eroe di fiaba, che è vera più della realtà, perché guarda oltre il visibile.

Qui l’eroe è forse la giovane Xiaomei: fiabe e parabole, proverbi e allegorie sono familiari alla sua cultura orientale, ma il suo linguaggio è diretto, talmente asciutto e pulito da risultare spiazzante, perfino enigmatico alla signora Magdalena e alla sua amica.

Forte di una tradizione che non rinnega, Xiaomei è mossa dal desiderio semplice di regalare una festa di compleanno a sua madre, con una tenerezza determinata e un rispetto per i più vecchi che le signore dei piani alti hanno completamente dimenticato.

E nonostante le sue taglienti reazioni e un certo mercanteggiare furbo e spicciolo la forza della cultura sapiente e concreta, incarnata dalla giovane cinese e da sua madre, illumina il grigiore, l’ambiguità e l’ipocrisia delle signore e muove la loro mortifera immobilità.

Il premio in palio non sarà però un’escatologica salvezza dell’anima, ma una tarda consapevolezza per alcuni e una resiliente sopravvivenza per altri.

La traduzione accurata e puntuale di Marta Graziani, grazie alla quale possiamo leggere l’ultimo lavoro di uno dei più interessanti e originali drammaturghi della nuova generazione spagnola, ne restituisce, dietro una rigorosa semplicità, tutta la profondità e pluralità di piani, restando fedele all’impatto asciutto e rituale dell’originale. E mostrando ancora una volta la profondità del lavoro di traduzione che, se fatto ad arte e con rigore, diventa una vera riscrittura e riscoperta dell’originale.

Con acutezza la traduttrice ricerca “il suono di fondo” dell’opera di Bezerra, rinvenendolo in quel silenzio immobile e opprimente che “traduce” e “tradisce” la sottile violenza che scorre sotto-testo, nel lento e preciso movimento di macchina o nel crescendo del montaggio cui il lettore è accompagnato, specie nelle minuziose didascalie.

È la violenza subdola e non detonante che riveste le nostre società globali, della comunicazione invadente dei nostri media, del rumore assordante delle nostre città, della bulimia d’immagini, dell’isolamento dei diversi, dei più deboli, degli stranieri, dell’universale richiamo consumistico. Una violenza silenziosa che traspare dal Notiziario del quinto piano, nell’atto intermedio del Purgatorio e si diffonde come nebbia, minacciando da fuori il condominio arroccato su sé stesso e riuscendo ad imporre solo rare, attonite e impotenti sospensioni di luce o scoppi devastanti.

A Paco Bezerra il merito di mostrarcela, nella forma asciutta e accattivante del dramma fantastico e di suggerire un rovesciamento di prospettiva che, forse, ci salverà, a patto di riuscire a guardare il drago primache sia troppo tardi. I segnali giungono da più parti, sembra ricordarci l’autore nella vicenda di Magdalena e Xiaomei, basta essere pronti a mutare prospettiva.

Un testo di teatro che si legge volentieri, come un racconto e che nello stesso tempo crea immediate visioni di messa in scena. Un’opera lucida e necessaria, di cui Marta Graziani con la sua traduzione, revisionata da Enrico Crucianelli, che vi aggiunge anche una interessante nota, ci regala una perfetta fruizione.

Accompagna la lettura del testo l’altrettanto preziosa traduzione in immagini creata dalle bellissime tavole illustrate di Nicola Montalboddi: allucinati chiaroscuri seppia, volti senza sguardi e prigioni di vetro, tra cui emerge l’inquietante insetto nel vaso.

Manca – inevitabilmente – all’apparato iconografico proprio la figura del drago che, come la protagonista, l’illustratore preferisce non far vedere.

Mi ha fatto pensare a Medusa, la Gorgone del mito, questo lavoro di Paco Bezerra. Anche l’Occidente ha i suoi miti parlanti, la sua saggezza lontana e i suoi sguardi orrorifici. Invece di nutrirsene e tornare a interrogarli nella loro semplice ricchezza, per apprendere nuove forme di convivenza, non esitiamo a imporli a chi è diverso, dimenticando le buone pratiche degli antichi dominatori romani. Questa miope violenza, sembra ammonirci Bezerra, non potrà che ritorcersi contro chi la impone.

È amara questa rivelazione dell’autore de Il signor Ye ama i draghi ma ci ricorda inesorabilmente che ci sono altri punti di vista. Sotto la lente della necessaria circolarità del tempo che l’Occidente ha relegato al mito, dimenticato e seppellito lungo la traiettoria di un progresso-freccia, tutto scorre e passa e la speranza ora è in mano alla piccola cinese Xiaomei.

La divina comedia de Bezerra

Isabella Carloni
Actriz, autora y directora

BEZERRA, Paco
Il signor Ye ama i draghi
Trad. Marta Graziani
2015 Ed. Dragomanni (Teatro).
e-book ISBN 9786050366808.

Imaginad que, en lugar de Dante, quien emprende un viaje al infierno sea la señora Magdalena, que ya dejó atrás su juventud, va peinada como la reina Isabel y cuyo paso es frenado no tanto por la edad como por una cárcel transparente de prejuicios y desconfianza, en la que se mueve como un insecto en un vaso.

Imaginad ahora que su Virgilio, en lugar de un guía que se detiene en los umbrales del Paraíso, sea una emprendedora china de dieciocho años, Xiaomei, que conducirá a Magdalena de frente a aquello que no se atreve a mirar.

Imaginad en fin que la selva oscura sea el sótano de un edificio, donde, en una inquietante oscuridad, flotan los miedos y prejuicios indecibles de una sociedad –la nuestra- que se ha tapado los ojos para no ver.

No obstante, este esfuerzo de imaginación no sería sino el inicio del viaje, porque el texto del joven dramaturgo español Paco Bezerra, traducido por Marta Graziani para los libros electrónicos de I Dragomanni, crea un continuo desasosiego y un crescendo de suspense.

Ya desde el título, El señor Ye ama los dragones, esperaríais una historia fantástica y fabulosa, y os encontráis en cambio con un thriller casi beckettiano, con un lenguaje austero y coloquial, aunque no exento de referencias simbólicas, y tan preciso en su mecánica descripción de los acontecimientos que disecciona las acciones y se hace casi inhumano.

En lugar de capítulos y escenas encontraréis una estructura vertical, expresamente similar a la del poema de Dante: Infierno, Purgatorio y Paraíso.

Pero cuando apenas hemos tenido tiempo para relajarnos (por decirlo así), creyendo haber encontrado puntos firmes de referencia, enseguida nos encontramos completamente al revés, como en una montaña rusa: en el Paraíso se va la luz y el premio de la subida será un nuevo descenso.

La peripecia emprende el camino con la decisión de Magdalena de descubrir de quién es la sombra con la que se ha cruzado dos veces en el portal de su edificio: a pesar de la desconfianza y los prejuicios, Magdalena desciende al subsuelo, sospechando un siniestro tráfico entre los chinos que viven en el sótano.

Allí encontrará el mundo de Xiaomei, una resuelta joven china de dieciocho años, nacida en España y que se maneja perfectamente en la lengua local; y de su madre, la simpática señora Wang, que en cambio no entiende ni una palabra de español.

El edificio-colmena, también piramidal y dantesco, absorbe todo el espacio de la acción, con raras e impotentes fugas de sus habitantes hacia el exterior. La mirada radiográfica de Bezerra, que entra en él como una videocámara, es compasiva y ligera al mismo tiempo. No empuña el bisturí contra la señora del décimo piso y su amiga del quinto, la señora Amparo, pero les concede, en el apartamento de esta, la oportunidad del Purgatorio: una suspensión del juicio, que sin embargo no sabrán aprovechar.

El lejano zumbido de un enjambre de abejorros o de cascabeles será el anuncio de una insostenible revelación.

Es un cara a cara con el dragón lo que el autor nos propone: la prueba de siempre para todo héroe de cuento, que es verdadera más allá de la realidad, porque mira más allá de lo visible.

Aquí el héroe es quizá la joven Xiaomei: fábulas y parábolas, proverbios y alegorías son familiares a su cultura oriental, pero su lenguaje es directo, tan seco y limpio que resulta desconcertante, incluso enigmático para la señora Magdalena y su amiga.

Desde una tradición de la que no reniega, a Xiaomei le mueve el simple deseo de ofrecerle una fiesta de cumpleaños a su madre, con una ternura decidida y un respeto por los más viejos que las señoras de los pisos superiores han olvidado completamente.

Y, no obstante, sus reacciones cortantes, cierta astucia de mercader y la fuerza de una cultura sabia y concreta, encarnada en la joven china y su madre, iluminan la grisura, la ambigüedad y la hipocresía de las señoras y remueve su mortífera inmovilidad.

El premio no será sin embargo una escatológica salvación del alma, sino una concienciación tardía para algunos y una supervivencia resiliente para otros.

La traducción fina y ajustada de Marta Graziani, gracias a la cual podemos leer el último trabajo de uno de los más interesantes y originales dramaturgos de la nueva generación española, restituye, dentro de una rigurosa simplicidad, toda la profundidad y pluralidad de planos, resultando fiel al impacto áspero y ritual del original. Y mostrando una vez más la profundidad del trabajo de la traducción que, si se hace con arte y rigor, resulta una verdadera reescritura y redescubrimiento del original.

Con agudeza la traductora investiga “el sonido de fondo” de la obra de Bezerra, encontrándolo en ese silencio inmóvil y opresivo que “traduce” y “traiciona” la sutil violencia que recorre el subtexto, en un lento y preciso movimiento de cámara o en el crescendo del montaje al que el lector es acompañado, en especial a través de las minuciosas acotaciones.

Y la violencia engañosa y contenida que reviste nuestra sociedad global, la comunicación invasiva de nuestros medios de comunicación, el ruido ensordecedor de nuestras ciudades, la bulimia de imágenes, el aislamiento de los diferentes, de los más débiles, de los extranjeros, del universal reclamo consumista. Una violencia silenciosa que trasluce el informativo del quinto piso, en el acto intermedio del Purgatorio, y que se difunde como la niebla, amenazando desde fuera el edificio enrocado sobre sí mismo y alcanzando a imponer solo raras, atónitas e impotentes suspensiones de luces o estallidos devastadores.

A Paco Bezerra el mérito de mostrárnosla, en la forma seca y cautivadora del drama fantástico, y de sugerir un giro en la perspectiva que, quizá, nos salvará, a condición de mirar el dragón antes de que sea demasiado tarde. Las señales llegan de otros lugares, parece recordarnos el autor en la peripecia de Magdalena y Xiaomei, y basta estar listos para cambiar de perspectiva.

Un texto teatral que se lee con gusto, como un cuento, y que al mismo tiempo crea visiones inmediatas de puesta en escena. Una obra lúcida y necesaria, de la cual Marta Graziani con su traducción, revisada por Enrico Crucianelli, que añade también una nota interesante, nos regala un disfrute perfecto.

Acompaña a la lectura del texto otra preciosa traducción en imágenes creada con las bellísimas ilustraciones de Nicola Montalboddi: alucinantes claroscuros en sepia, caras sin mirada y cárceles de cristal, tras las cuales emerge el inquietante insecto atrapado en el vaso.

Falta –es inevitable- en el aparato iconográfico la figura del dragón que, como la protagonista, el ilustrador prefiere no hacer ver.

Este trabajo de Paco Bezerra me ha hecho pensar en Medusa, la gorgona del mito. También Occidente tiene sus mitos parlantes, su sabiduría ancestral y sus miradas horripilantes. En lugar de nutrirnos en ellas y volver a interrogarlas en su sencilla riqueza para aprender nuevas formas de convivencia, no dudamos en imponerlas a quien es diferente, olvidando las buenas prácticas de los antiguos dominadores romanos. Esta violencia miope, parece recordarnos Bezerra, no podrá sino retorcerse contra quien la impone.

Es amarga esta revelación del autor de El señor Ye ama los dragones, pero nos recuerda inexorablemente que hay otros puntos de vista. Bajo la lente de la necesaria circularidad del tiempo que Occidente ha relegado al mito, olvidado y sepultado bajo la trayectoria de un progreso-flecha, todo corre y pasa y la esperanza ahora está en manos de la pequeña china Xiaomei.

I Dragomanni a Madrid

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I Dragomanni hanno fatto il loro esordio ufficiale all’estero, al XVI Salón Internacional del Libro Teatral (6-8 novembre 2015) di Madrid, organizzato dalla Asociación de Autores de Teatro spagnola. (È disponibile il catalogo del Salón, con l’elenco degli espositori.)

La nostra Marta Graziani, che ha tradotto di recente José K, torturato di Javier Ortiz, ha presentato il progetto dei Dragomanni, che hadestato molto interesse. Ci racconta:

salonIl Salón è stata un’esperienza unica per varie ragioni: gli incontri con autori importanti e case editrici specializzate, le tante opere che abbiamo visto, il confronto con alcune bravissime colleghe con le quali è stato un piacere condividere la passione per il teatro, confrontarsi e pensare a nuovi progetti, sempre in un clima di estrema collaborazione e con tanto divertimento. Oltre a questo (e soprattutto, direi) mi hanno colpito e commosso l’attenzione, il rispetto e la stima per il nostro lavoro, che hanno dimostrato gli organizzatori (Sgae e Asociación de Autores de Teatro), le case editrici e gli autori… insomma, non potevo chiedere di meglio!

Con me hanno partecipato: le colleghe americane Iride Lamartina-Lens e Susan Berardini (che hanno ricevuto un meritatissimo premio per la loro attività e la splendida rivista “Estreno. Cuadernos del Teatro contemporáneo”), la greca Maria Chatziemmanouil, la croata Ivana Krpan, la tedesca Stefania Gerhold e la giapponese Junko Okamoto (ci trovi tutte schierate in foto con un sorriso che rende bene l’idea del clima).

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Di seguito trovate l’intervista realizzata dalla AAT alle traduttrici che hanno partecipato al III Encuentro de Autores con Traductores organizzato da SGAE e AAT durante il XVI Salón Internacional del Libro Teatral di Madrid.

José K, torturato di Javier Ortiz

José K, torturato ©Rosanna Stefanelli

I Dragomanni sono lieti di annunciare la seconda uscita della sezione teatro: il monologo José K, torturato (José K, torturado) dello scrittore spagnolo Javier Ortiz, a cura di Marta Graziani (revisione di Stella Sacchini e Paola De Vergori; illustrazioni di Rosanna Stefanelli).

Ecco la quarta di copertina:

«C’è una bomba! Questo ha messo una bomba nella piazza per […] fare una carneficina!»
Hanno catturato José K, il terrorista José K. E bisogna farlo parlare prima che sia troppo tardi, con ogni mezzo. Bisogna torturarlo.
Siamo disposti a rifiutare questa necessità e opporci alla tortura? La nostra è davvero una scelta senza conseguenze o è solo l’inizio di molte altre rinunce?

1.COVER2_Rosanna stefanelliJavier Ortiz (1948-2009), spagnolo, fu giornalista, critico, saggista. Per il suo impegno antifranchista, fu arrestato e passò gli anni tra il 1974 e il 1975 in carcere, dove fu torturato dalla polizia.
Nel 1986 ottenne il Premio Internazionale della FAO per il suo lavoro sulla comunità di pescatori di El Palmar, nella Albufera di Valencia.
Ha pubblicato dieci libri di saggistica e un monologo teatrale,José K, torturado, presentato a Madrid nel 2005.
Il suo blog è ancora attivo e si può visitare all’indirizzo http://www.javierortiz.net/.

 

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La traduzione di Marta Graziani è stata premiata, nel 2015, da EURODRAM, la rete europea di traduzione teatrale (inserita nella struttura della Maison d’Europe et d’Orient) che ha come obiettivo la diffusione ai professionisti e al pubblico di opere originali o tradotte, e pone particolare attenzione alla diversità linguistica.

Marta sarà anche presente al Salón internacional del libro teatral di Madrid.

L’ebook è disponibile nello Streetlib Store (ex Ultima Books), nel Kindle Store e in tutte le altre principali librerie virtuali al prezzo di € 4,99.

José K, torturato. Intervista alla traduttrice.

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Intervista a Marta Graziani, traduttrice italiana di José K, torturato,  apparsa nel blog di Javier Ortiz.

José K, torturato

Señoras y señores: nos llena de orgullo y satisfacción venir aquí con la buena nueva de la publicación en italiano de José K, torturato y ello gracias a la labor de la traductora Marta Graziani. Le hemos pedido a ella misma que nos cuente cómo se metió en esta aventura.

Texto de Marta Graziani

Me cuesta recordar cuando encontré por primera vez a José K. No porque hayan pasado demasiados años sino porque su presencia ya forma parte de mi historia. Como una de esas amistades inestimables que con sus dudas y logros, momentos oscuros y revelaciones parecen acompañarte desde siempre. A José K le debo ese cambio necesario y tortuoso que me ha llevado a lo que soy ahora, cuando ya es tiempo de despedirse de ese compañero y quedarse con su huella en el alma.

He amado esta obra incómoda de Javier desde el primer momento, incluso cuando quería rebelarme o esconderme de su mirada. Para mí traducirla ha significado una larga y, a veces, dolorosa mirada al espejo. Sin excusas ni rodeos. Lo más duro de ese viaje ha sido tener que enfrentarme con la peor mentirosa que puede haber a tu lado: la idea que tenía de mí y de mis convicciones. Podría seguir contándoles cuántas veces he deseado escaparme y cuántas más he bendecido tanto sufrimiento pero, insisto: esta obra es un asunto íntimo y cada uno sólo puede enfrentarse a ella a su manera.

Estoy muy agradecida a Charo Díaz y Ane Ortiz por confiar en mí y por encomendarme la tarea de dar voz en italiano a su querido Javier. Gracias al comité lingüístico italiano de EURODRAM – red europea de traducción teatral por premiar mi traducción y acercar José K, torturato a los profesionales de toda Europa. Gracias, en fin, a Stella Sacchini por su revisión impecable y a Rosanna Stefanelli por las maravillosas ilustraciones que enriquecen la edición digital de la obra, a cargo de I Dragomanni.

IL SIGNOR YE AMA I DRAGHI DI PACO BEZERRA

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Ed ecco apparire la nuova uscita dei Dragomanni, che per la prima volta pubblicano un testo teatrale (inaugurando così la collezione “Dragomanni teatro”). È Il signor Ye ama i draghi (El señor Ye ama los dragones) del giovane drammaturgo spagnolo Paco Bezerra, curato e tradotto da Marta Graziani.Si tratta di un testo inedito e recentissimo, rappresentato per la prima volta in Spagna il 18 marzo 2015 presso la Nave del Español del Matadero de Madrid, con la regia di Luis Luque. Si può vedere qui una presentazione dello spettacolo.Ecco la quarta di copertina:

cover_signor-Ye-212x300Il signor Ye ama i draghi è un proverbio popolare cinese che racchiude una storia, quella di un uomo che pensava di adorare i draghi, ma non era così. Il signor Ye ama i draghi è però anche un’opera teatrale su quattro donne, tre famiglie e un Paese, ma non uno qualsiasi; un Paese in crisi, che rifiuta il cambiamento e ha una pretesa: continuare a vivere il più possibile con una benda sugli occhi, dando le spalle alla realtà.

Un thriller, una commedia fantastica o una lugubre tragedia? Magari, come la vita stessa, queste tre cose insieme, unite e simultanee.

Speriamo di riuscire ad accorgerci del drago in tempo, prima di ritrovarci faccia a faccia con lui.

Il testo è curato e tradotto, con una ricca nota al testo, da Marta Graziani, rivisto da Enrico Crucianelli e arricchito dalle illustrazioni di Nicola Montalboddi.

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Il signor Ye ama i draghi è in vendita su Ultima Books, nel Kindle Store e in tutte le altre librerie in rete.

Qui sotto potete vedere il video promozionale realizzato da Ilenia Nicolelli con le illustrazioni originali di Nicola Montalboddi per l’edizione.